giovedì 12 giugno 2008

Io e la matematica


Ho sempre avuto un rapporto pessimo con la matematica!
Fin dalle prime classi della scuola elementare il mio rapporto con i numeri è stato, a dir poco, traumatico. La mia maestra (allora insegnante unica) ammetteva candidamente di non avere più l’entusiasmo e la pazienza per insegnare eppure, buonanima, pur sognando la pensione continuava imperterrita a terrorizzare intere generazioni di bambini. Dal canto mio, posso sinceramente affermare di non essere mai stata “un fulmine” nell’eseguire compiti ed esercizi: esigevo la perfezione e questa, si sa, richiede tempo, minuzia e pazienza! Ovviamente la maestra non aveva intenzione di adattarsi ai miei ritmi e, ogni volta che dovevo cimentarmi con un esercizio, lei m’incalzava al punto da ammutolirmi letteralmente. Ricordo che urlava così forte da stordirmi e allora, per mettere fine al supplizio, tentavo la sorte proponendo soluzioni improbabili e sperando che il caso mi togliesse d’impaccio! Inutile dire che, non solo non risolvevo nulla, ma peggioravo persino la situazione senza speranza di riscatto.
A casa le cose andavano meglio e con le spiegazioni di mia madre riuscivo a recuperare e ad eseguire i compiti con maggiore serenità. Tornata in classe tutto ricominciava, tanto che la maestra soleva spesso ripetermi: “Silvia, tu e la matematica siete come i binari del treno...non v’incontrerete MAI!”...e fu subito ANSIA DA NUMERO!
I miei genitori non si capacitavano del perché fossi in grado di compiere con sicurezza intuitivi ragionamenti matematici (misurazioni, gestione dei risparmi e discriminazioni probabilistiche ecc.) e non sapessi poi tradurre tale abilità negli esercizi scolastici...
Negli anni che seguirono il rapporto migliorò di pochissimo e quello che per molti era una sfida stimolante, per me era una vera e propria lotta fatta di fugaci vittorie e umilianti sconfitte.
Alle medie la sufficienza era “stiracchiata” e così anche alle superiori; in compenso, la mia famiglia, arricchiva folte schiere d’insegnanti; le ripetizioni di matematica erano una costante in ogni stagione. Alcuni professori aggiornarono la metafora dei binari dicendo: “Moretti, tu e la matematica siete due universi paralleli...fattene una ragione!”.
Così, giunta al termine dei miei studi magistrali la scelta fu quasi scontata: mi sarei laureata in Lettere Moderne...alla faccia della matematica!
La laurea arrivò a coronamento di un percorso stimolante ed appagante di crescita continua. Successivamente, dopo aver imboccato alcuni vicoli ciechi, il tarlo dell’insegnamento si concretizzò in alcune supplenze nella Scuola Primaria statale. Nel corso degli anni tutto era cambiato, mi ero scoperta “abilitante non abilitata” e la Riforma aveva complicato le procedure per l’iscrizione in graduatoria: io, però, speravo in un concorso che non sarebbe mai arrivato e svolgevo con abnegazione e passione il mio lavoro. Ero soddisfatta di come procedevano le cose e con il tramonto dell’era dell’insegnante unica, potevo addirittura scegliere l’ambito espressivo - linguistico saltando a pie’ pari quello scientifico – matematico! Ovviamente si trattava di una pia illusione e venne il giorno che mi capitò di sostituire un’insegnante di matematica di terza elementare...il programma doveva essere svolto regolarmente e io mi trovavo ancora a fronteggiare il mio spauracchio di sempre.
Fu grazie all’incoraggiamento del mio (allora) fidanzato (e oggi marito) che decisi di superare i miei limiti con positività. Obbiettivo primario era il bene dei bambini che aspettavano delle spiegazioni “illuminanti” e che a me si affidavano totalmente nella risoluzione dei propri dubbi matematici.
Grazie ad alcune guide didattiche e alla volontà di essere professionalmente competente, qualcosa cambiò. Ricordo ancora che stavo spiegando i decimali quando finalmente vidi nello sguardo di alcuni bambini, considerati “lenti”, una luce improvvisa: avevano finalmente capito ciò che nemmeno l’insegnante titolare era stata in grado di spiegare loro! Avevo solo cercato di essere diversa dalla mia maestra e avevo tentato di percorrere, con pazienza, strade creative per facilitare il percorso di apprendimento; aveva funzionato!
Oggi il mio rapporto con la matematica è migliorato moltissimo; insegnare mi ha aiutato a filtrare le insicurezze causate da una didattica scellerata e a scoprire con pazienza metodi sempre più efficaci per spiegare concetti sempre più complessi. È diventata una sfida stimolante che mi pone continuamente di fronte ai miei limiti e che mi spinge caparbiamente a superarli.
Recentemente, grazie al test d’ingresso per accedere a Scienze della Formazione primaria, ho rispolverato concetti e nozioni che credevo di avere sepolto definitivamente e mi sono accorta che, in fondo, tutti quegli anni di ripetizioni non erano stati solo un inutile dispendio di soldi ed energie; qualcosa era rimasto (ben sedimentato) nel labirinto della mia memoria. Ho gradualmente realizzato di aver assimilato a suo tempo molte competenze e di averle solamente riscoperte grazie ad un atteggiamento diverso, finalmente positivo.
Oggi insegno ai bambini ciò che per anni genitori, parenti e amici hanno tentato invano di inculcarmi: la matematica può essere piacevole se la si affronta con lo stesso spirito con cui si sfida un rompicapo o un gioco enigmistico; è una caccia al tesoro, in premio c’è la grande soddisfazione di aver scoperto la soluzione.

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